ISBN: 88-8342-466-2
Collana: Linferno -
“C’è, nella vita, una specie di respiro comico. È interno alle cose. A volte emerge (come lo starnuto, come lo sbadiglio), e tutti possono percepirlo. Più spesso resta nel corpo delle giornate, nascosto nei gesti, nelle conversazioni, nei sentimenti che non riescono a prendere forma. Il talento dell’umorista sta tutto nella sintonia con quel ritmo nascosto: sa come percepirlo, lo scopre in ogni persona, e soprattutto lo coglie in se stesso. Il bravo comico comincia a esercitarsi, appena sveglio, su se medesimo. È lo studio di se stesso la sua scuola. Il bravo comico impara a ridere prima di se stesso, poi del prossimo. Luciano Manzalini è un bravissimo comico. Come attore ha un ritmo formidabile. Canta bene, si muove anche meglio. Conosce il respiro comico. Questi racconti gli assomigliano molto, rimandano alla sospensione stranita del Manzalini attore, al suo umorismo asciutto, essenziale. Anche come scrittore, Manzalini non è un battutista. Lascia che siano le cose a battere l’una contro l’altra. Si limita a raccontarle a bassa voce, sa benissimo che le cose, prima o dopo, faranno ridere. O, male che vada, faranno malinconia, che è comunque, anche nella vita, un ingrediente molto letterario. Come ogni comico che si rispetti, lo scrittore Manzalini è sempre sospeso tra la presenza del tragico e l’immanenza del buffo. Giustamente, non prova a districarle. Sono l’una la spiegazione dell’altra. Un’altra cosa, importante: certe frasi sono molto lunghe, la maggior parte molto brevi. Nel molto lungo, il lettore deve sempre sospettare la parodia. Nel molto breve, il pudore. Che è una virtù rara nei comici, ma rarissima negli scrittori”. (Michele Serra)