ISBN: 88-8342-479-4
Collana: I grandi libri fotografici della città -
La fotografia, a Bologna, ha una tradizione di tutto rispetto: nella città felsinea operarono infatti grandi fotografi come Roberto Peli, Guido Michelini, Pietro Poppi ed Emilio Anriot, i cui lavori documentano ancor oggi il loro grado di capacità tecnica e gusto artistico. I loro nomi sono tra quelli che appaiono sul primo volume della serie “I grandi libri fotografici della città”, dal titolo Bologna tra Otto e Novecento. È proprio questo il periodo coperto dalle immagini proposte, ritratti di una città in procinto di cambiare il proprio assetto architettonico e urbanistico, cosa che avverrà nei primi decenni del XX secolo con l’apertura di via Rizzoli e Ugo Bassi, la realizzazione della scalinata del Pincio alla Piazzola, la ristrutturazione di Palazzo Re Enzo, la costruzione del Palazzo delle Poste in Piazza Minghetti e della Cassa di Risparmio in via Farini. Questo cambiamento coincise con un altro, altrettanto marcato: quello degli usi e dei costumi bolognesi. Con il libro Bologna che scompare, il grande drammaturgo Alfredo Testoni, volle documentare con ironia e ricchezza aneddotica quanto la nostra città si stesse trasformando, raccontando luoghi e leggende di una città in completa evoluzione. Brani di Testoni accompagnano le oltre cento immagini qui raccolte. Su questo volume compaiono alcune fra le prime foto cittadine mai scattate in assoluto, come la prima foto panoramica di Bologna, opera di Anriot, o la foto di autore sconosciuto, anteriore al 1903, che ritrae le mura cittadine prima del loro abbattimento. Molte immagini poi sono del tutto inedite, come la preziosa serie fornita dall’ing. Giorgio Bacchelli: sei foto stereoscopiche su vetro scattate nel 1908 e finora mai riprodotte. Questo libro, che è stato stampato rispettando il più possibile i colori degli originali, costituisce un documento unico sulla storia della città. Il materiale qui raccolto proviene dalla Biblioteca dell’Archiginnasio, dall’archivio delle Edizioni Pendragon, dal Museo del Risorgimento, dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna e dall’archivio di casa Bacchelli.