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ISBN: 978-88-8342-552-3
Collana: Lectio brevis -
John Keats è un poeta sul quale la critica si è esercitata con molta costanza, mettendone però in luce caratteristiche di poetica e stile che lo hanno fatto apparire come un “poeta senza poesia”. Nato nel 1795 alla periferia di Londra, Keats non fu per natura un filosofo, né volle esserlo. Non l’interessava il pensiero che esclude l’esperienza, ma neppure l’esperienza che non si muta in pensiero. Il suo carattere lo portò così, senza sforzo, a vivere sospeso fra l’intelletto e i sensi. È necessario allora invertire i termini della lettura: nella sua poesia, è l’idea che si muta in verso. Nel 1819, Keats ha ventiquattro anni (poco gli resta ancora da vivere): in quell’anno il suo percorso subisce una serie di ricapitolazioni, variazioni, avanzamenti e arretramenti. Ecco allora nascere opere come The Eve of St. Agnes, Lamia e Otho the Great, tentativo di cimentarsi con il teatro, che risentono (formalmente) di un debito con la tradizione; ma anche opere come la ballata La Belle Dame sans Merci e le sei grandi Odi, a cominciare da quella A Psiche, in cui il poeta si misura invece con atti di pensiero e ritmi ben più originari. È qui che il suo pensiero si fa davvero poesia, sforzandosi di liberare la lingua letteraria dai suoi ceppi artificiosi: questo non significa che i testi non rinviino a un genere, (l’ode appunto), ma che il genere è già piegato ai modi di una espressione più sciolta ed essenziale. Perché ciò che il poeta cerca è il ritmo originario (naturale) della lingua inglese.Il volume riunisce per la prima volta l’intero corpus delle Odi keatsiane (Ode a Psiche, Ode a un usignolo, Ode su un’urna greca, Ode alla malinconia, Ode all’indolenza, Ode all’autunno, proposte in una nuova traduzione (con testo originale a fronte) e accompagnate da un saggio di Roberto Cresti.