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ISBN: 978-88-8342-502-8
Collana: Tecnica e tradizione -
Nonostante la sua lunga storia, la fabbrica continua a esercitare un enorme fascino sui moderni architetti, che spesso hanno preferito questo tipo di edifici, considerati esempi di architettura “autentica”, ai maestosi palazzi pubblici e alle lussuose abitazioni private delle città contemporanee. Numerosi architetti europei, che all’inizio del XX secolo si sono rivolti agli Stati Uniti in cerca di ispirazione, erano molto più colpiti dalle grandi fabbriche di Detroit che non dai monumenti di New York o di Washington D.C. Questo libro, partendo dall’osservazione della potente valenza simbolica dell’edificio-fabbrica, ne prende in esame le diverse incarnazioni: come immagine, come icona, come istanza innovatrice e come laboratorio. L’autrice ripercorre le tracce della storia della fabbrica moderna, dai progetti utopistici di Robert Owen e Claude Ledoux all’inizio del XIX secolo, alle grandi “cattedrali dell’industria” moderniste di Peter Behrens, Albert Kahn e Frank Lloyd Wright, fino al revival post-industriale delle ex fabbriche, in operazioni come la ricostruzione del Lingotto di Torino da parte di Renzo Piano o i parchi industriali creati nella regione tedesca della Ruhr.