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ISBN: 978-88-3364-739-5
Collana: Contemporanea -
Questo libro descrive comportamenti in guerra inumani, vietati ma impuniti: bombardamenti intesi a distruggere popolazioni civili (terror bombing degli inglesi), tortura fisica o mentale, mutilazioni, genocidio, cancellazione etnica, trattamenti degradanti, presa di ostaggi, punizioni collettive, assassinio di nemici, rappresaglie, maltrattamento di prigionieri, impedimento di fornitura di medicinali e cibo, distruzione di mezzi di sopravvivenza della popolazione civile, attacco agli impianti di depurazione, sottrazione e distruzione della proprietà privata. Tocca anche altri temi fra cui il tentativo di unificare l’Europa, trasformatosi in ginepraio fallimentare con i superstiti del club sbandati, senza guida e meta. Il mondo ha sviluppato usi e costumi sul comportamento in guerra, e concluso inutili accordi internazionali. Lowes Dickinson osservò che “nessuna regola o freno nella condotta delle guerre viene mai osservato se la vittoria dipende dalla sua violazione”. Nel periodo del primo entusiastico fervore per le Convenzioni umanitarie, agli inizi del secolo scorso, l’Ammiraglio della flotta USA Jacky Fisher disse: “Umanizzare la guerra? Meglio parlare di umanizzare l’inferno. L’essenza della guerra è violenza. Moderazione in guerra equivale a imbecillaggine”. È impossibile migliorare con la perfida architettura dell’ONU, creata per non funzionare. I suoi tre rami – Assemblea generale, Corte internazionale di giustizia, Consiglio di sicurezza – sono esautorati dai veti conferiti per l’eternità ai vincitori della Seconda guerra mondiale, Russia e USA (intrufolati nella prestigiosa élite gli inglesi, i francesi sconfitti in due mesi di guerra; e – vergogna scandalosa – gli sconfitti cinesi fuggiaschi di Chiang Kai-shek). L’aggressione è stata depennata dall’elenco dei crimini di guerra con la porosa formula “difesa da attacco armato”.