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ISBN: 978-88-3364-013-6
Collana: Contemporanea -
Impegnata in perenne lotta tra nuovo contro vecchio, l'Europa anela all'unità politica, ma si dibatte fra entusiasmi e incertezze, successi e fallimenti, visioni positive e incomprensioni. L'avventura unitaria, iniziata concretamente sessanta anni fa con grande promessa, subì presto la battuta d'arresto perché importanti Stati Membri non erano disponibili a rinunciare alle ottocentesche visioni nazionalistiche e, invece di dare la preferenza a un'Europa forte e unita, si tennero strette le loro piccole sovranità. L'unità politica venne (e viene) bloccata sfruttando sentimenti di facile presa sulla gente per bene, il folclore di bandiere e inni nazionali. Gli avversari dell'unità intenzionalmente cercano di confondere patriottismo con nazionalismo. Ma mentre patriottismo è un sentimento fra i più elevati e nobili, nazionalismo è fra i più perniciosi e negativi. Un buon europeo deve rimanere fedele alla sua patria ma deve al contempo considerarsi anche europeo. Il concetto è stato delineato icasticamente da Benedetto Croce quando scrisse che gli europei devono essere capaci di indirizzare i loro pensieri all'Europa, fare battere per lei i loro cuori "come prima per le patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate". Un buon europeo deve decisamente respingere il nazionalismo, che mai porta unità. L'Europa deve avere il coraggio di superare la mentalità di terra di occupazione, di dovere in ogni sua mossa esibire riverente gratitudine e obbedienza ai vincitori della seconda guerra mondiale. Essa deve affermare visione politica indipendente, deve entrare con audacia nel futuro. Se tarda a farlo, continuerà a ritrovarsi nell'amorfo di Stati e staterelli spezzettati, senza volto sulla scena internazionale, facile preda di prevaricazione e sfruttamento. Rischierà la fatale scomparsa di continente politicamente rilevante.