Contemporanea: Campo da gioco ineguale
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Campo da gioco ineguale

L'inefficace Consiglio di sicurezza e le fallaci Convenzioni umanitarie
Prefazione di Giorgio Galli
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Pp.
351
Uscita: 24-09-2015

ISBN: 978-88-6598-648-6

Collana: Contemporanea -

Numero della Collana
37

15,00 €

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Alla fine della seconda guerra mondiale riprese impeto, in America,  l'odio irrazionale e violento verso la Russia, suo ex-alleato. Perdura  ancora oggi (luglio 2015). L'America insinua una minaccia russa con armi  nucleari, argomento che non dovrebbe portare in campo dato che essa è  l'unica nazione al mondo ad avere impiegato l'atomica su popolazioni  civili, e non riuscirà mai a liberarsi del pregiudizio di essere pronta  a rifarlo. Forse è questo senso di colpa a indurre l'America a credere  istericamente che tutti gli altri abbiano un frenetico impulso a  coinvolgere il mondo in un devastante conflitto atomico. La vorace industria degli armamenti è responsabile di innumerevoli  conflitti. La spiegazione dozzinale è che i conflitti furono necessari  "per contrastare l'espansione del comunismo", ma essi furono in realtà  il laboratorio per le nuove armi, la palestra per i nuovi eserciti. Il  costo in vite umane, specie di popoli lontani dall'Occidente, non ebbe  peso per le grandi potenze che vollero queste guerre. L'ONU e il suo  inefficace e partigiano Consiglio di sicurezza nulla fecero per  impedirle: trascurando il loro dovere, rimasero spettatori dello  spargimento di sangue e delle devastazioni. Le Convenzioni umanitarie vietano che popolazioni civili vengano colpite  dalle operazioni di guerra: gli effetti si videro a Dresda, Tokyo,  Hiroshima, Nagasaki; a My Lai; in Afghanistan e in Iraq. Le Convenzioni  umanitarie sono una storia infinita di ipocrisie e di inganni. La loro  credibilità è definitivamente finita con la legge americana di blocco  del Tribunale penale internazionale, e la mancata reazione a questa  presa di posizione. Il mondo è dominato da coloro che, come Brenno, misurano la giustizia  con la spada. Quando il giudice Robert Jackson parlò al tribunale  internazionale di Norimberga, denunciando il crimine di aggressione,  egli disse che "se vogliamo che [questa norma] serva a un utile scopo  dobbiamo riconoscere che essa deve condannare l'aggressione compiuta da  qualsiasi altra nazione, incluse quelle che ora siedono qui in veste di  giudici". Il monito di Jackson vale anche per la tortura, l'assassinio  compiuto da militari, le violenze su civili, i bombardamenti di città  indifese. È inutile farsi illusioni: nulla cambierà, il campo da gioco sarà sempre  ineguale, un un-level playing field. Come disse satiricamente due secoli  fa il giudice inglese Maule "it hath ever been the glory of England not  to have one law for the rich and another for the poor".