È una storia divertente, quella di Gilda, a dispetto della malattia e dell’handicap. Dissacratoria, scanzonata, vive la sua condizione come un “gioco del guarire” che non finisce mai, muovendosi fra operazioni chirurgiche e stenti fisici con brillante autoironia La stessa autoironia che colora gli episodi di una vita difficile ma esaltante, segnata dalle violenze del padre e dai pregiudizi di un piccolo paese, dagli amori più o meno felici, dalla sfida di un futuro da inventarsi secondo i propri “spostamenti del cuore”. Perché l’handicap è dentro di noi, sembra dirci Gilda-Anna, è la paura dei topi che la attanaglia e da cui deve liberarsi, proprio come dall’ignoranza e dai preconcetti della gente. Un bellissimo “romanzo di formazione” a tratti amaro e profondo, ma sempre illuminato dal suo sorriso lieve. Dal romanzo è stato di recente tratto un film.