ISBN: 978-88-8342-691-9
Collana: Obiettivi sul passato -
L’avvento della fotografia nei paesi bagnati dal Mediterraneo conobbe, nella seconda metà dell’800, una stagione di grande sviluppo e vitalità. L’Egitto in particolare calamitò l’attenzione di una quantità di appassionati della “nouvelle art”. Dopo una fase iniziale caratterizzata principalmente dall’opera di un turismo elitario di ampie facoltà economiche, il progredire delle tecniche di ripresa e di stampa favorì l’instaurarsi di una vera e propria attività commerciale legata alla fotografia. Fra coloro che dedicarono la vita a questo lavoro emerge vistosamente la figura dell’italiano Antonio Beato la cui produzione fotografica si estese per oltre un quarantennio, all’incirca dal 1860 al 1906. La principale caratteristica di Beato è quella di aver documentato in maniera sistematica e precisa il gran numero di monumenti dell’antica civiltà faraonica sparsi nella terra del Nilo. Nel corso degli anni gli egittologi compresero e apprezzarono l’enorme servizio che Antonio Beato aveva reso a beneficio dell’Egittologia. Le sue fotografie costituirono una base fondamentale di documentazione e catalogazione su cui poggiare studi e progetti di restauro dei monumenti. Per certi versi Antonio Beato rimane un personaggio misterioso. Egli era di origini veneziane e viaggiò estesamente per il Mediterraneo fino a raggiungere l’India. Poi si stabilì in Egitto e visse per un breve periodo al Cairo. In seguito si trasferì a sud e fu l’unico fotografo della sua generazione ad aprire un atelier permanente a Luxor nell’Alto Egitto. Nonostante abbia trascorso tutto il resto della vita in quella città, la sua biografia è piena di vuoti e lacune a causa della mancanza di documenti ufficiali che lo riguardano o della difficoltà di accedere agli archivi governativi egiziani. Questa monografia dedicata alle sue opere consente finalmente di fare il punto sullo stato attuale delle ricerche. L’impressionante mole di fotografie, che si sono conservate fino ai giorni nostri, testimonia in maniera inopinabile di quanto la sua opera sia stata importante in un periodo in cui la continua espansione dell’Egitto moderno tendeva ad alienare e oscurare gli antichi monumenti. Il fotografo italiano operava con grandi fotocamere a soffietto e lastre negative di vetro al collodio umido. Le sue stampe originali furono tutte realizzate su carta all’albumina sensibilizzata al nitrato d’argento. Nell’era dell’immagine elettronica e digitale, le opere di Antonio Beato non cessano di meravigliare e stupire per la loro precisione e accuratezza. Esse svelano un Egitto sconosciuto e diverso da quello di oggi e magicamente ci consentono di dare un’occhiata a un mondo pieno di fascino e perduto per sempre. Le 211 foto pubblicate nel volume provengono dagli archivi della Biblioteca di Egittologia dell’Università degli Studi di Milano e dagli archivi dell’Associazione Culturale Bolognamondo (Fondo Antonio Ferri).