Mito e esperienza letteraria

Indagini, proposte, letture
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Pp.
360
Curatori:
 Fausto Curi,  Niva Lorenzini
Uscita: 01-01-1995

ISBN: 88-86366-15-9

Collana: Le Sfere -

Numero della Collana
7


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È ancora tempo di miti oppure, come dice Hegel, il mito è tramontato col venir meno di condizioni di vita primitive e perciò stesso poetiche? La modernità letteraria segna davvero la fine dell’invenzione mitica e la letteratura può nutrirsi oggi solo della “carogna del mito ormai defunto”, oppure il mito è qualcosa di più profondo, un modo stesso del pensiero? Certamente il mito non è più uno “strumento di conservazione” di consuetudini familiari o di costumi morali, come avveniva nella classicità, ma oggi non è nemmeno più conoscibile nella sua natura, perché “tra la parola vissuta del mito e la tradizione scritta” che lo tramanda c’è una distanza che non si lascia colmare: la distanza della nostra ricezione. E allora, di quale “mito” o di quale “mitologia” parliamo? Per affrontare un'indagine di questo tipo, i curatori del volume, Fausto Curi e Niva Lorenzini, hanno opportunamente operato su due fronti, quello della definizione di cosa intendiamo quando parliamo di “mito” e quello della concreta traduzione del mito nell’opera letteraria, nel testo. Perciò il volume è diviso in due sezioni. La prima, appunto, di carattere generale, illustra le più importanti “teorie del mito” nelle diverse prospettive filosofiche, antropologiche e storico-culturali, con quattro studi affidati a Fausto Curi, Carlo Gentili, Marco Antonio Bazzocchi e Silvia Pegoraro. Nella seconda parte gli autori indagano invece l’incarnazione del mito nel testo letterario, prendendo in esame l’opera di scrittori quali Tasso, Leopardi, Pirandello, Gadda e di autori francesi dell’età dell’Illuminismo. I saggi sono di Niva Lorenzini, Beatrice Stasi, Francesca Salvatori, Bruno Capaci, Giancarlo Lèucadi e Giuliana Benvenuti. Alla grande competenza dei curatori nell’affrontare un tema tanto interessante quanto raffinato, si aggiunge l’approccio spesso innovativo di giovani ricercatori e studiosi che provengono dalla cosiddetta “scuola di Bologna”, i cui maestri riconosciuti sono Ezio Raimondi, Guido Guglielmi nonché gli stessi Fausto Curi e Niva Lorenzini.