Torchi e stampa al seguito

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Pp.
263
Uscita: 17-11-2016

ISBN: 978-88-6598-782-7

Collana: Studi e ricerche -

Numero della Collana
127

18,00 €

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"Stampare al seguito" non significa che si trasportassero le attrezzature tipografiche in città sempre diverse per incontrare situazioni più favorevoli rispetto alla committenza, ma obbedire a contingenze che hanno richiesto in tutti i secoli una presenza dei torchi attivi in itinere per altre necessità. Prevalgono infatti esigenze politiche e di propaganda, quelle in grado di tutelare ciò che si stampava dagli occhi indiscreti della censura e da forme e indirizzi repressivi propri di alcune realtà pure recenti, omaggi in festività più o meno solenni, obiettivi scientifici, oppure di servizio, e scopi finanche consolatori. E ciò avveniva, e ancora avviene, lungo un percorso che tocca non solo l'Italia ma numerosi Paesi, di cui il libro offre ampia e articolata esemplificazione anche iconografica.

 

 

Indice

  • Capitolo I. Protagoniste anche le macchine.
    Torchi per re, aristocratici, uomini di cultura nel secolo dei lumi; Every man his own printer, ovvero tutti tipografi; A maniglia o a pedale: le ‘platine’; Per le bozze, ma non solo; Torchi litografici; Poligrafi.
  • Capitolo II . Produrre in itinere tra fiere, feste e celebrazioni.
    Produzione per eventi religiosi; Al seguito di un carnevale; Fra poesia e stampa: una donna al torchio; Torchi ‘interessati’ alla festa sul Tamigi ghiacciato; Dal fiume ghiacciato al fiume artificiale; Un caso a sé: Venezia e le «stamperie ambulanti»; Il bisogno di appropriarsi di una scoperta che cambiò il mondo; Due città perennemente in conflitto; Le grandi feste: torchi in processione che stampano in movimento.
  • Capitolo III. Torchi al seguito nelle guerre.
    Nel cuore del Tibet; Il grande còrso fra libri e torchi; Torchi e caratteri in altri Paesi; Fra gli imitatori: Murat; Torchi in guerra (civile); Il peso esercitato dalle innovazioni tecnologiche; L’uso di nuove macchine di stampa al seguito delle truppe; Un generale di ‘stampo napoleonico’; Giornali reggimentali o ‘di  campo’; Viandanti ed esuli della Confederazione;
    Giornali manoscritti di prigionia; Verso l’Ovest, après la guerre.
  • Capitolo IV. Stampa in movimento su ‘nuovi’ mezzi di trasporto.
    Agitazione e propaganda mobile; Propaganda su rotaie e binari; Un’altra esperienza ardita; Dal treno alle notizie aerotrasportate; Non per ideologia ma per business; Su ‘nuovi’ ma ‘antichi’ mezzi; Stampa a bordo di navi civili; Al seguito ma nel ghiaccio.
  • Capitolo V. Per consolazione: nelle trincee, in prigionia, sulle navi.
    Giornali ‘patinati’ o ciclostilati; La professionalità come antidoto alla paura; Analogo sentire in altra guerra; I giornali fai-da-te; Sempre per lenire le sofferenze: i giornali di prigionia; Stampa a bordo delle navi bianche 1942-1943.
  • Capitolo VI. Per evitare censure e perquisizioni.
    Un tratto della Svezia di ancien régime; E ora spazio all’Italia; Un coraggioso antigiacobino; L’impegno di nobili-intellettuali; Vicende di torchi e di rivolte ; «Mestiere di tipografo» per la propaganda anarchica; Della particolare stampa clandestina fra antifascismo e Resistenza; A scuola e sul campo; In Romagna, una terra calda; Fra le donne audaci.
  • Capitolo VII. Un 'a solo': i giornali antifascisti delle donne in clandestinità e in patria.
    Di una coraggiosa antifascista e della nascita di «Noi Donne»; Ancora  sull’origine di «Noi Donne»; Le modalità della stampa clandestina nella Resistenza.
  • A mo’ di conclusione: utopiche previsioni o nuovi sviluppi?