La figura di Giulio Cesare Croce (1550-1609), poeta e scrittore di tradizione “popolare” e antesignano dei cantastorie di piazza, nativo di S. Giovanni in Persiceto presso Bologna, è stabilmente acquisita alla storia della letteratura italiana (e, naturalmente, dialettale bolognese) grazie al lavoro di studiosi importanti come Luigi Emery, Giampaolo Dossena, Piero Camporesi e, recentemente, Monique Rouch. Tuttavia, la crescente fama del Croce è legata essenzialmente a due sole opere: Le sottilissime astuzie di Bertoldo e Le piacevoli e ridicolose simplicità di Bertoldino, mentre è certo che il prolifico poeta giramondo, esibendosi nelle piazze di Bologna, Ferrara, Mantova, Venezia e Firenze con l’accompagnamento del suo violino, compose e recitò forse 500 opere di varia natura (dialoghi, capitoli, contrasti, commedie, narrazioni in prosa ecc.) di cui 300, anche se non tutte di sicura attribuzione, giunte fino a noi in stampa o manoscritte.