Alberta Taccini

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Alberta Taccini, nacque a Fiorano (MO) il 18 Giugno 1905. Ultima di cinque figli, la madre morì nel darla alla luce e a dieci anni rimase orfana anche del padre. Contrastata dalla famiglia nella sua scelta della vita religiosa, dovette attendere la maggior età per realizzare la sua vocazione. Entrata nella Congregazione delle “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù sotto la protezione di San Giuseppe”, emise la Professione Perpetua nel 1934. Dal 1940 al 1944 fu Superiora nella comunità di Pioppe di Salvaro, antico insediamento sulle sponde del Reno a circa trenta chilometri da Bologna, amministrativamente suddiviso fra i comuni di Grizzana e Marzabotto: una frazione di poco più di 500 abitanti, ma attraversata da importanti vie di comunicazione transappenniniche, la strada e la ferrovia Porrettana. A Pioppe le Ancelle erano state chiamate nell’aprile del 1925 per assumere la responsabilità della mensa e del convitto delle operaie dello stabilimento Canapiere Italiane, dell’Asilo Maria Turri, con annesso doposcuola, scuola di lavoro e ricreatorio festivo. Quando nel 1944 nella zona di Marzabotto e Monte Sole iniziarono le feroci rappresaglie nei confronti di civili per opera del battaglione delle S.S., comandate dal Maggiore tedesco Walter Reder, la Superiora Generale consigliò le religiose di lasciare Pioppe e trasferirsi a Bologna o in un luogo che offrisse maggiore protezione. Le Suore però decisero di rimanere accanto alla popolazione e recando ovunque conforto con la loro presenza. Anche quando le stragi si estesero pure a Pioppe, la Comunità non abbandonò la popolazione e accettò di trasferirsi presso la Parrocchia di Malfolle di cui l’Asilo, proprietà della famiglia Turri, padroni della Filanda, faceva parte. Dopo l’immane tragedia che si svolse in quei luoghi, il 1 dicembre 1944 Suor Alberta, insieme alle Consorelle della Comunità, riuscì a fuggire e, oltrepassando il fronte, raggiunse le Consorelle della Comunità di Firenze in Via di Caciolle. Nei due anni che seguirono fu curata a Bologna e a San Donato in Poggio per tifo e pleurite come conseguenza dei patimenti subiti. Tornata in buona salute, riprese l’insegnamento con slancio e determinazione. È deceduta nel 1996 all’età di 91 anni.