Un secolo fa Bologna vedeva consumarsi fra le sue mura un delitto illustre: Francesco Bonmartini, genero del rinomato medico Augusto Murri - propugnatore di idee agnostiche e strenuo oppositore dell’insegnamento religioso nelle scuole - viene trovato morto nella sua casa, ucciso da numerose coltellate. Nove giorni dopo Augusto Murri denuncia il proprio figlio, Tullio, quale autore dell’omicidio: in un intreccio di insinuazioni crudeli e avventate, portate avanti dalla stampa e dagli organi religiosi, Tullio Murri viene gettato nel discredito più assoluto e tacciato di un amore incestuoso che lo avrebbe legato alla sorella e che avrebbe motivato l’omicidio. Egli sconta sedici anni dei trenta che gli erano stati inflitti ed esce graziato per merito di una petizione di intellettuali capeggiata da Giovanni Pascoli. Attraverso le cronache dell’epoca, le testimonianze autorevoli di chi venne coinvolto da vicino nella vicenda e i ricordi vivi e dolorosamente sofferti, la figlia Gianna Murri narra tutta la verità sulla vicenda in questo libro-romanzo.