La fine del mondo come opera d'arte

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Pp.
144
Curatori :
Valerio Zecchini
Uscita: 01-01-1998

ISBN: 88-86366-69-8

Collana: Le Sfere -

Numero della Collana
19


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Si compone di una serie di brevi saggi-racconti e si pone così all’incrocio tra la saggistica e la narrativa. Per Argullol non c’è conoscenza che non sia anche auto-conoscenza: il sapere è sapere di sé e quindi la sua “filosofia” si occupa del singolo, del corporeo, del dolorre, dell’esperienza di vita e di morte. Finalizzata a questo processo conoscitivo dell’uomo è dunque la sua rilettura del mito classico e di episodi e personaggi in qualche modo paradigmantici. Il libro è sicuramente innovativo perché dal punto di vista stilisticamente si può definire una scrittura trasversale, obliqua, che rompe le leggi abituali del linguaggio filosofico. da cui emerge l’ansia di fronte al problema del bene e del male. È un linguaggio in cui poesia filosofia e narrazione sono mescolati in una sorta di nomadismo espressivo. Il libro si apre con un'immagine del mito: Io che inseguita dal tafano traccia la mappa dell’Europa e ad un certo punto si ferma davanti alla rocciia su cui Prometeo è incatenato.